Trump, i pareri e i risultati
Non sono un analista politico, quindi non parlerò delle elezioni negli USA, di sondaggi e risultati. Quello che mi preme analizzare è il comportamento post-elezione sul web, dai siti di informazione “accreditati” fino ai social.
Avevo 16 anni quando ho iniziato a lavorare: scrivevo articoli per SuperEVA e a primo stipendio mi sono sentito ricco. Da allora a oggi ho collaborato con aziende più o meno grandi, con più o meno soddisfazione, ma sempre con una costante… per giudicare l’operato, si guardano i risultati. Se non guardi quelli, vai ad antipatie e simpatie, tra sensazioni e preconcetti.
Crei una bella presentazione, passi notti insonni sul Power Point, sorprendi la platea con un’oratoria coinvolgente e convincente. Tutto utile, ma alla fine dovrai fare i conti con ciò che hai prodotto. Hai promesso mille e hai ottenuto cento? C’è poco da dire: non vali. O meglio, non vali tanto quanto l’aspettativa che avevi creato, quindi non vali abbastanza rispetto a ciò che hai venduto.
Trump è stato eletto. Prendiamone atto e, in nome di quella democrazia che tanto ci preoccupiamo di difendere (almeno a parole), accettiamo il risultato di un’elezione democratica: diamo supporto al nuovo presidente e poi, di giorno in giorno, se ne valuteranno i risultati. I social esistono e permettono a tutti di sostenere la propria idea: lasciamo la libertà di parola a chiunque e valutiamo dai risultati delle azioni intraprese se ne è nato qualcosa di positivo o negativo.
Attendiamo i risultati. Sempre e comunque. Poi parliamo di quelli. E giudicheremo.
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